Stefano Mancino (Pentaho) presente ai due eventi Data Management Summit di Pavia e di Roma
Stiamo svelando giorno dopo giorno tutti i professionisti che parteciperanno con le loro presentazioni all’evento più importante del Data Management. Per la prima volta un forum cerca di focalizzarsi sul Data Management nella sua interezza, dalla governance, passando per la sicurezza, il cloud, il machine learning, la virtualizzazione dei dati e molto altro ancora. Oggi presentiamo Stefano Mancino dell’azienda Pentaho
Parlaci un po’ di te e del tuo percorso professionale
Sono un appassionato di tecnologia e informatica sin da bambino ed ho improntato tutto il mio percorso di studi verso l’informatica. La mia prima esperienza è stata in HP dove ho passato 8 anni fornendo consulenza su Data Analytics e Business Intelligence presso grandi clienti come SKY, INAIL, Ministero di Grazia e Giustizia e Telecom. Qui ho avuto modo di crescere e formarmi affrontando molte tematiche differenti relative ai dati, acquisendo conoscenza a 360 gradi delle difficoltà e dei rischi correlati al patrimonio informativo delle aziende.
Successivamente ho investito un anno di carriera presso una start up di cyber security dove mi sono calato in ruoli diversi e affrontato tematiche più spinte di governo delle informazioni, con un occhio rivolto alla sicurezza.
Sono in Pentaho da oltre 5 anni, qui sto integrando il mio percorso professionale con un ruolo di Prevendita e Solution Engineering. La nostra società ha come core business la gestione dei dati in tutto il suo arco di vita, mi sono quindi specializzato in tematiche di ETL e Data Governance lavorando con molte realtà italiane sia consolidate che in forte crescita.
Pensi che le aziende abbiano un’adeguata cultura della gestione dei dati?
Avrei risposto assolutamente no 4 anni fa. I clienti stanno prendendo coscienza, in particolare dall’avvento del Covid, sui problemi legati alla gestione dei dati. L’aver dovuto trovare nuove soluzioni di lavoro in poco tempo e aver garantito l’accesso ai propri dipendenti da remoto ha creato consapevolezza sui rischi di esposizione delle informazioni, in particolar modo su cosa venisse esposto e con quale grado di confidenza, dal momento che il rapporto umano di persona è venuto a mancare di colpo.
Ad oggi c’è una maggiore consapevolezza di queste problematiche e, di conseguenza, un aumento consistente della cultura sulla gestione dei dati.
In che modo state affrontando la gestione dei dati nella vostra azienda? Quali sono le sfide più importanti che state affrontando al momento?
Ci stiamo concentrando molto nel garantire una gestione a 360 gradi del governo dei dati, includendo componenti di data integration, data analytics, data governance, data mastering, data optimization, data quality e data observability. Il nostro mantra è sempre stato l’integrazione, pertanto usiamo un approccio collaborativo con il parco software enterprise già esistente e facilitiamo la collaborazione e lo scambio di informazioni in maniera sicura e consistente offrendo strumenti e servizi professionali.
La più grande sfida è sicuramente la diversità e l’enorme storia che ogni organizzazione si porta dietro, al quale si aggiungono le note sfide del cloud che porta sicuramente vantaggi a livello organizzativo ma complicazioni nella gestione di sistemi ibridi. Garantire la massima compatibilità tra soluzioni on-premise e cloud è a nostro parere la chiave vincente per garantire il miglior risultato qualitativo ai nostri clienti.
A Roma abbiamo la fortuna di averti alla tavola rotonda dal titolo: Navigating the Future of Data: Ontologies as Compasses in Data Governance and Open Data Spaces” interessante argomento…
La definizione degli standard all’interno delle aziende è sempre stato un grande problema. Team differenti, linee di business differenti, culture e background aziendali diversi, licenziamenti e assunzioni, acquisizioni e cessioni di rami d’azienda solo per citarne alcuni. La diversità personalmente parlando è sempre un vantaggio, in ogni contesto, ma per farla funzionare al meglio bisogna definire un linguaggio comune, basato su concetti, relazioni ed entità. Durante la mia carriera ho visto progetti fallire a causa di problemi di comunicazione o incompatibilità tra le parti interessate, lì dove la mancanza di un vocabolario comune ha impedito una corretta comprensione dei fatti e degli obiettivi.
La comunicazione è alla base di ogni rapporto, il linguaggio è il mezzo che la abilita. Motivo per il quale le ontologie si stanno facendo strada nei framework di Data Governance con prepotenza.
Anche a Pavia ti ritroveremo nella tavola rotonda dal titolo: Data Observability: Beyond the Horizon of Data Quality in a Dynamic World (Pavia)” anche qui ci sono molte considerazioni da fare..,
Il grado di rilevanza della Data Observability per un’organizzazione ci fornisce immediatamente il grado di maturità nel viaggio verso la data governance. Più completa sarà la sua implementazione e più coscienza ci sarà relativamente ai rischi e alle opportunità che i dati aziendali possono offrire. Ritengo che questi indicatori siano fondamentali per non farsi sopraffare dai pericoli e dalle mancate opportunità correlate ad una cattiva gestione dei dati, motivo per cui sono fiero di lavorare per una società che pone questi principi come core business.
Hai sostenuto l’evento fin dall’inizio… perché il Data Management Summit è così importante?
Seguo il DMS da vari anni e sono felice di essere stato nuovamente invitato anche per l’edizione 2024. Rappresenta sicuramente uno degli eventi più importanti dell’anno e un’importante occasione per ascoltare i professionisti del settore e apprendere nuove problematiche e punti di vista che prima ci erano ignoti. La modalità di svolgimento, inoltre, bilancia perfettamente l’ascolto con lo scambio proattivo di informazioni grazie alle tavole rotonde. Ringrazio l’organizzazione e Michele per sostenere e promuovere una cultura dei dati votata alla Data Governance, mettendo in luce rischi ed opportunità legati ad essa.